Texts

[A volte l’arte si immerge nella profondità dell’essere per dare corpo a pensieri inespressi e inquietudini sommerse. Per Ezia Mitolo la figura è il tramite di questa comunicazione: si impone nello spazio, invadendolo con l’immediatezza dell’immagine o la forza del groviglio segnico. Una presenza che sconvolge i termini della comunicazione visiva, ponendosi al limite tra la forma figurale e i territori non indagati della vita più profonda, in cui antiche risonanze, intime pulsioni, passioni e paure consapevoli sono convulsamente legate.
Dai disegni alle terrecotte, dalla scultura in cera alle installazioni sonore fino alle performance, Ezia Mitolo ritrova e dà corpo con straordinaria potenza al ciclo della vita: nascita, morte, universalità dell’Essere, relitti di distruttività interiore e semi della rinascita.
Bozzoli e crisalidi, ventri sonori, grumi di dolore, cuori turgidi o filiformi, allungati nella tensione di raggiungere un’improbabile metamorfosi: “figure” che sono emozioni vive e pulsanti. Un’invadente potenza le trasforma in lacerti di corpi e mani avide di vita che popolano estese installazioni.
Baratro e rinascita, torbido e purezza, antinomie esistenziali che non raggiungono mai l’equilibro; il messaggio di Mitolo da oltre vent’anni continua ad essere netto e coerente: nessuna danza sul bordo dell’esistenza consente la salvezza. La vera via è un percorso iniziatico che precipita a ritroso, tasta l’umida oscurità dell’ignoto interiore, sgretola i grumi del “corpo di dolore” (E. Tolle), riportando poi la vita in superficie ad un fluido intersecarsi di emozioni.]
Luciana Cataldo

[Il suo lavoro è una promessa, tra sé e sé e rivolta agli altri, svolto a partire dall’azione del rispecchiamento empatico e dello scambio tra spettatori e opere che può portare allo stupore della somiglianza e del riconoscimento reciproco. Sempre identificabile, la sua firma è nella tensione dei materiali utilizzati – in primis cera e terracotta, oltre che carta e tessuto ed espedienti tecnici – e nel grande valore tattile conferito agli “oggetti dell’anima”, altrimenti intangibili. La prorompenza del suo messaggio sta nel rendere visibili processi emotivi in cui a ben guardare ci si ritrova universalmente, esplicitati con cura dai titoli che accompagnano le opere stesse. Uno studio costantemente in progress che ha in sé la forza della metamorfosi. Il suo dinamismo psichico prende forma, donando all’interiorità il calore della fisicità; tutto il suo percorso creativo celebra il corpo in movimento, dai piccoli disegni delicati a quelli di grande formato, dalla “pittura scultorea” – si vedano i quadri ricoperti di cera da cui emergono intime figure a colori – fino ai progetti video performativi, laddove le proiezioni si sviluppano nella tridimensionalità, sempre in contatto specifico con il contesto e abitandone lo spazio. La ricerca è viscerale e il risultato estetico a prova di mani. Le sue, artefici instancabili, le nostre, che fruiscono, talvolta autorizzate a toccare le sculture, accarezzando idee, creature dell’inconscio, masse antropomorfe, grumi dell’anima, embrioni di materia e parti di corpi trasformati dalle emozioni, che prendono volume autonomo e personalità propria. Come se «Il grembo del tempo» potesse addomesticare i ricordi e con nuove emozioni salvarla. Salvarci. Sensuale e travolgente la scultura della Mitolo plasma e ricopre le immagini e garantisce un effetto sensoriale, nel bene e nel male, come fanno certi meccanismi infiniti nella testa e nel cuore di tutti.]
Cristina Principale

[Quando ho avuto modo di vedere il tuo lavoro per la prima volta una settimana fa, sono rimasto molto sorpreso nel trovare nei movimenti astratti delle forme in bianco e nero, un sentimento erotico e sensuale nascosto. Durante la settimana successiva di lavoro, hai fatto molti disegni nei quali la sensualità cominciava gradatamente a diventare più esplicita. Discutendo con te spero di averti aiutato a far venire fuori quelle forme astratte che nascondevi in te stessa. Il lungo disegno che hai ultimato ad esempio, è stato così erotico e sensuale e questo è molto raro riscontrarlo in una giovane artista!Io spero che tu progredisca nella direzione del tuo ultimo lavoro!]

Karel Appel (Residenza artistica “Disegno per 21 giorni”Fondazione Antonio Ratti, Como, 1994)

[La poesia di Ezia Mitolo somiglia a un ganglio, un grumo, che si mostra orgoglioso nell’intersezione dei capillari della vita. Compare improvviso sotto pelle, si sente e suscita timore a suo modo, la mano ci finisce sopra anche sforzandosi di passare altrove, è pari a un ronzio, un vuoto d’aria, è una presenza nuova che non si lascia ignorare. Finché, un giorno, quel ganglio si apre, e il dolore attualizza l’esperienza routinaria, convogliando ogni esigenza verso un’analisi salvifica del senso che, nel caso dell’autrice, si incarna nella poesia e nell’arte.]
Mara Venuto

[Ha così dato vita ad uno stile personale che le permette di proseguire in una ricerca propria, dell’essenza della vita, nello scomporre i corpi senza perderne di vista le strutture, del far tesoro delle esperienze di Germane Richier da un lato, e di quelle di Francis Bacon dall’altro, esplorando qui, in particolare, una discendenza plastica assai poco frequentata. Il suo fare nel campo disegnativo è oggi, maturo e autonomo e dovrebbe imporsi all’attenzione di molti per la sua forza e originalità.]
Francesco Somaini

[Spasmi viscerali e annichilimento formale nei microcosmi di Ezia Mitolo. Come atipici embrioni in evoluzione, le creaturine della Mitolo si espandono o ritraggono nell’instabile bilanciamento della vita. Piccole nebulose dal potenziale esplosivo, le masse corporee si manifestano con rigore e coerenza, come esperienza universale e intimo ragionamento. Anche quando impostate in micro tasselli, la forza conturbante della figura, si avverte nel vigore, nel suo farsi e negarsi al contempo, intrinsecamente irrazionale.C’è qualcosa di larvatamente sensuale, accattivante, nell’istantaneità subconscia che governa le pulsioni più remote, il confine sottile e fascinoso dell’esistenza in bilico tra smania e dovere, ambizione e concretezza, aleggia nei suoi lavori, sempre avvolti da una nebbia di acuta visionarietà.]
Lucia Anelli

[Ambiguità formale e coinvolgimento emotivo, scaturiscono dalle figure antropomorfe di Ezia Mitolo. Disegnate su carte o tridimensionali, appese alla parete o sospese dal soffitto, anonime ed apparentemente esanimi, le sue deformi presenze sembrano attraversate da un inspiegabile soffio vitale che da un momento all’altro potrebbe farle animare e interagire.]
Carmelo Cipriani

[I lavori di Ezia Mitolo, si sviluppano in una chiave lirico-espressiva, caratterizzata da un dinamismo segnico, fondato su un suggestivo processo cromatico-formale.]
Antonio Basile

[Ezia Mitolo si affida alle emersioni di un simbolismo raffinato. Rendendo parlante il suo corpo con la proiezione di simulacri in cui si addensano quelle irrisolte problematiche esistenziali, che sono il materiale privilegiato su cui galleggia l’attenzione di ogni artista poeta, narratore, pittore, scultore che sia e che non ha dimenticato che è l’oblio del fondo mitico della mente a costituire l’essenza del conflitto che affligge la coscienza della contemporaneità. E’ alla ricerca del Logos nella psiche, quel logos intriso di pathos che non si compie nella sola dimensione orizzontale della vita ma in quella verticale e per questo reca in sè l’azzardo del volo e la pena dello sprofondamento.]
Vito Caiati

[Nell’osservare i grandi lavori su carta di Ezia Mitolo da Canonica Arte, mi è venuta in mente una frase incontrata leggendo “La nuova Eloisa” di Rousseau, essa recitava: una grande passione infelice è un grande mezzo di saggezza”. C’è infatti una gestualità nervosa nel lavoro di questa giovane artista, un tratto interrotto che spesso tende a debordare, quasi fosse perseguitato dalla sua stessa irruenza. Tale violenza espressiva non può che essere mossa da una passionalità immensa, un’istintività eclatante che si serve solamente di pochi gesti e assenza cromatica. Lo stesso fervore lo si può riscontrare anche nelle sculture, esse ricalcano forme che hanno impresso il calore della fisicità, sono torsioni in creta, in gesso, spesso di colore scuro, sofferte nella modulazione delle pieghe che le caratterizzano.]
Roberta Ridolfi

[…l’eccellenza del mezzo tradizionale come il disegno unita all’innovazione di una pittura che coinvolge l’ambiente…]
Tommaso Trini

[….al contrario spessore e profondità sono caratteristiche di Ezia Mitolo nel cui lavoro, delle urne misteriose e vagamente antropomorfe hanno come scenario un sudario di testi e disegni. Un contrasto apparente e non soltanto limitato ai materiali come la carta, il gesso e la cera; la riflessione sul tempo dell’artista, transita dalle sculture ai testi, dall’enigma delle forme a quello delle parole registrate, in cui una litania scandisce lo scorrere dei minuti.]
Valerio Deho’

[Ezia Mitolo sembra trascrivere il linguaggio del corpo, la sua vitalità, tensioni, eccitazioni, pulsioni, in un macrosegno che campeggia, allarmante e perentorio, sul supporto. Vi si possono intravedere, in una sorta di smembramento del corpo, i temi ossessivi della violenza e del sesso, della crisi di identità e della differenza, della difficile relazione con gli altri.]
Marina Pizzarelli

[Ezia Mitolo “maschera” con sculture e installazioni, un viaggio costruito con echi e contaminazioni linguistiche che trasmutano le sue emozioni, pulsioni e memorie. Il suono e il movimento, che si determinano naturalmente o attraverso accorgimenti tecnici o di evento, narrano un processo con frammenti di esistenza che vengono vissuti ed espressi attraverso il pathos, la visionarietà e i richiami della terra.]
Vitaldo Conte

[Prima della luce è necessario sforzarsi di vedere nell’ombra. Nelle ombre dentro di noi. Un breve periodo o un’intera esistenza, ben sapranno come riportarci alla solarità di certe stagioni emotive. La ricerca stilistico-formale di Ezia Mitolo indaga e riconduce, già da un buon decennio, proprio a quelle origini di pulsioni e conflitti, in apparenza mostruosi (poiché ancora sconosciuti), di cui tutti possiamo restare vittime. Prima di riuscire a liberarli, esternarli e, alla fine, controllarli.]
Guglielmo Greco Piccolo